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Scarabò. Una città per educare



Era il 2017 quando ho ideato e realizzato la prima edizione del festival Scarabò. Una città per educare. Col passare degli anni, ogni volta che si avvicinano le date dell'evento sono emozionata ... e immaginate come mi sento nei giorni in cui prende vita... 
Era il 2017, quindi, quando ho deciso di dare risposta a delle domande che mi frullavano in testa già da qualche tempo. La prima: di che cosa hanno principalmente bisogno i bambini e i ragazzi oggi? 1. Di mettersi in gioco, sperimentare se stessi nel rapporto con gli altri, stare insieme all’aria aperta per ‘accendere’ lo sguardo, il pensiero ed il corpo. 2. Di riconoscere e sentire pienamente il senso ed il valore di ciò che si fa impegnando mente-cuore-corpo contemporaneamente. 3. Di liberare l’immaginazione e la creatività anche negli spazi cittadini per poterli ri-progettare a loro misura. Seconda domanda: di che cosa c’è bisogno in città? 1. Di costruire ponti tra le varie realtà del territorio che si occupano quotidianamente di infanzia, di educazione e di formazione, di metterle insieme, di creare una rete, di unire le forze, le competenze, le professionalità e di collaborare. 2. Di creare occasioni pratiche di apprendimento utili ad incoraggiare lo sviluppo della cittadinanza attiva, nonché il rispetto delle diversità, il dialogo e il confronto interpersonale ed interculturale, in una prospettiva orientata alla valorizzazione del sé e dell’incontro con l’altro.
Per fare tutto questo bisognava coinvolgere associazioni, Istituzioni e altri enti per realizzare insieme qualcosa di nuovo e di divertente che potesse richiamare l’attenzione in primis dei bambini per poi appassionare anche i più grandi.Ho sempre pensato che la ‘strada educativa’ fosse, senza dubbio, la più stuzzicante. Ed è realmente dalla strada che ho deciso che doveva prendere vita il tutto. Una strada, o meglio, più strade, più spazi cittadini in cui si sta insieme e si cresce insieme. Da tutte queste considerazioni è nato il nome “Scarabò”, parola derivante da Scarabocchio, ma troncata come è solito fare nel marchigiano. Lo scarabocchio è la prima forma grafica del bambino, sono segni disordinati che lasciamo anche da adulti e per tutta la vita, reazioni naturali e incontrollate che danno voce al nostro mondo interiore. Dicono che lo scarabocchio impegni, involontariamente, anche le funzioni “esecutive” del cervello e pure la creatività e l’immaginazione. Tutto il tracciato lasciato sul foglio, però, non potrebbe essere realizzato senza il coinvolgimento del cuore, del nostro animo che va a condizionare, inevitabilmente, il nostro fare. Scarabò, dunque, vuole unire Mano-testa-cuore di ciascuno e operare affinché prenda corpo questa triade perfetta, avendo come obiettivo la formazione armonica della persona. 


Scarabò. Una città per educare è nato e sta crescendo come festival dell'educazione che propone attività e laboratori educativi di diverso genere: teatro, illustrazione, musica, danza, riciclo creativo e molto altro.
Un festival dell’educazione a 360 gradi, un’occasione di crescita condivisa e partecipata.
Sin dal primo anno ho coinvolto moltissime realtà, associazioni, professionisti, istituzioni del territorio. Lo scopo comune è di collaborare per offrire alla cittadinanza opportunità di crescita significative negli spazi cittadini che si riempiono di sorrisi, di idee, di creatività, di voglia di crescere insieme divertendosi.
Nei giorni dell’iniziativa, piazze, vie, palazzi comunali e molti altre location (pubbliche e private) del centro storico di Macerata si animano per accogliere tutti e fare della città un contesto ricco di vivacità culturale e sociale.
Per la realizzazione del festival ho volutamente scelto il centro perché per me rappresenta il cuore pulsante della città. Dal cuore, poi, le arterie e le vene vengono inevitabilmente contagiate. Il centro storico di una città è stato sempre considerato un punto di incontro importante per tutti, ma negli anni, con lo sviluppo cittadino e, in particolare, il progresso economico, ha perso il suo significato d’origine. Ritrovare, pertanto, il centro dell’ambiente dove si vive è anche un voler ricercare il senso umano dello stare insieme. Il centro, quindi, è da considerarsi come spazio significativamente abitato, dove assaporare sempre la gioia dello stare insieme… anche, perché no, seduti a terra in piazza a raccontarsi.
A Scarabò. Una città per educare si svolgono laboratori educativi e anche attività ludiche all’aria aperta rivolte principalmente ai bambini/ragazzi della fascia d’età 0-13, ma aperte e vivamente consigliate anche agli adulti.
A rendere unica l’iniziativa è il desiderio di andare oltre le varie proposte commerciali e di integrare varie teorie e approcci pedagogici per creare una pratica condivisa del vivere comune in una città autenticamente educante.

Info: 
www.scarabo.it
Pagina Facebook e Instagram: scarabomacerata




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