Come se fossi dentro ad un quadro di Monet. Così mi sono sentita tre anni fa durante il "Cammino degli dei" (percorso che attraversa le montagne e i boschi che collegano Bologna a Firenze). Durante quel viaggio, il mio amore per la natura si è rafforzato. Ovviamente, le montagne e i boschi non avevano i colori vivi delle opere d'arte del grande artista, ma le varie sfumature erano tutte dentro di me. Ho sentito forte il mio essere parte di qualcosa di grande, di qualcosa che andava oltre la mia essenza corporea. Passo dopo passo, fatica dopo fatica, la natura mi ha accompagnato e, spesso, sostenuto ad affrontare quel mio cammino, un'esperienza di vita per me indimenticabile.
Questi sono anni di transizione. Stiamo vivendo gli effetti di decenni e decenni di sfruttamento dell'ambiente... e le conseguenze si fanno sentire anche sulla nostra pelle. Da studi sul caso, risulta che i Comuni svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico ed emerge che l’80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane. Per questo, sento la necessità di impegnarmi per affrontare la grande sfida della sostenibilità territoriale e urbana.
Questioni come il risparmio energetico, l'inquinamento ambientale e, in generale, la tutela e la salvaguardia del benessere del pianeta devono necessariamente essere poste al centro di una nuova politica ambientale. Le società locali, quindi, tornando a quanto scritto precedentemente, hanno un ruolo strategico nei processi di riqualificazione e riconversione urbana. Credo che cominciare dai bambini e dalle bambine e dai nostri giovani sia un passo doveroso. In alcune città europee, ma anche italiane si parla di scenografia urbana, espressione che si integra con quella di "qualità della vita". Ripensare la città dal punto di vista dei più piccoli e giovani consentirebbe di coniugare una visione inalterata della natura, non viziata, cioè, da intenti economici e finanziari, con l'esperienza più pura della vita umana. Il riconoscimento del valore del punto di vista del bambino sulla forma e sull’organizzazione della città sarebbe, a mio avviso, il trampolino di lancio per compiere quelle trasformazioni di cui abbiamo necessità. In Italia ci stiamo impegnando in vista della realizzazione a tutto tondo di Città sostenibili amiche dei bambini e delle bambine e degli adolescenti. In tal senso, seppur ancora molto indietro rispetto ai Paesi nordici, pare evidente la volontà di cambiare rotta. Ma questo non sembra essere sufficiente. Occorrono misure ancor più decisive ed efficaci nel breve periodo... e per essere incisivi bisogna partire dalla scuola e da una concreta apertura della stessa verso la comunità che la circonda e di cui essa stessa è parte, favorire i rapporti di interscambio e di collaborazione tra tutti i soggetti sociali. Relazioni che si fanno generatrici di rispetto. Parlare di educazione ambientale non basta. Bisogna praticarla. Bisogna darsi da fare, insieme. La scuola così come la società non nascono da sole: c’è bisogno di un processo educativo che coinvolga tutti e grazie al quale ciascuno maturi il proprio senso di responsabilità anche nei confronti dell'ambiente, ma anche di un impegno politico forte che sappia coinvolgere ed impegnare tutte le agenzie educative presenti sul territorio in progettazioni e azioni sinergiche. Da qui, si rafforza l'idea che voglio continuare a portare avanti, quella della costruzione della comunità educante che può trovare la sua realizzazione grazie all'attuazione di un'efficace politica educativa capace di incentivare la partecipazione attiva di tutte le istituzioni e dei vari attori sociali presenti sul territorio. Per il bene della città, dell'ambiente, dell'umano.
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