“L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale" (N. Mandela) e, aggiungo, comunitario, culturale ed economico. Ridare centralità alla scuola e all’educazione in generale è il grande passo da compiere.
Oggi più che mai dobbiamo assumerci la responsabilità nei confronti del futuro e per farlo abbiamo bisogno di ripensare il nostro sistema scolastico e di investire seriamente in processi educativi significativi per tutti. Dalle più recenti indagini di carattere europeo (OCSE) e internazionale (EIU) emerge chiaramente che, in tal senso, in Italia, dobbiamo necessariamente cambiare rotta per dare avvio a riforme scolastiche funzionali ed efficaci. Si potrebbe anche, a mio avviso, iniziare a compiere dei primi passi “trasformativi” con azioni semplici, ma allo stesso tempo rilevanti. A livello territoriale ciascuna scuola dovrebbe essere valorizzata per l’identità e le risorse che la caratterizzano, per il ruolo che riveste nel contesto socio-culturale a cui appartiene. Occorrerebbe lavorare su un piano di rilancio che punti sulla qualità, abbandoni la pericolosa visione classista e generi sinergie coinvolgenti e motivanti. Un lavoro di squadra, dunque. Un impegno da affrontare con serietà che miri a far interagire e collaborare una pluralità di linguaggi, metodologie, teorie e pratiche pedagogiche interne alle scuole nell’ottica di creare esperienze di convivenza democratica, partecipata e corresponsabile. Le istituzioni scolastiche non possono, però, camminare da sole poiché se la finalità a cui miriamo è realmente quella di cambiare traiettoria di sviluppo, bisogna affrontare un cammino lungo, intenso e impegnativo e ancor più inclusivo e coinvolgente. Sarà indispensabile, quindi, costruire ponti comunicativi con le altre agenzie formative con le quali seguire viaggi formativi orientati a rafforzare il tessuto relazionale e valoriale della comunità. In ogni città dovrebbero prendere vita i Patti Educativo-Territoriali interessanti le scuole, le famiglie e tutte quelle realtà del territorio (Università, mondo del Terzo Settore, professionisti, ecc.) che possano seguire una pista di azione comune integrando competenze, bisogni e strategie per la realizzazione di buone e costruttive prassi che possano mettere la persona al centro di ogni ragionamento sulla città.
Una cosa è certa: la volontà di cambiar marcia deve essere, in primis, politica poiché solamente nel momento in cui questa verrà percepita e vissuta come una questione sociale da affrontare con coraggio e lungimiranza si potranno realmente realizzare iter innovativi ed efficaci. Il segreto di una politica che guarda al ben-essere comunitario sta, a mio parere, nella consapevole volontà di ripartire dall’infanzia, dalla più autentica, semplice e pura visione della realtà per ritrovare quei “motivi universali sull’educazione sociale che possano essere funzionali al ripensamento dell’umanità e della sua educazione” (M. Montessori).
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